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Il medico fiscale può bussare due volte, ma le fasce orarie di reperibilità restano invariate

Il decreto firmato dal ministro Madia fissa 7 ore per i dipendenti pubblici e 4 per i privati
Il decreto firmato dalla ministra Madia in accordo con il ministro Poletti, in vigore dal 13 gennaio
Pubblicato il 02/01/2018

 

Le fasce orarie di reperibilità non cambiano: restano di 7 ore per i dipendenti pubblici e di 4 per i privati. Così il decreto firmato dalla ministra Madia in accordo con il ministro Poletti, in vigore dal 13 gennaio. Tra le principali novità del decreto c’è la già annunciata «cadenza sistematica e ripetitiva» dei controlli, «anche in prossimità delle giornate festive e di riposo settimanale». Insomma il medico fiscale potrà bussare due volte alla porta. Una regola contro i cosiddetti “furbetti del weekend”, gli assenteisti seriali del lunedì.  

Finestre più brevi nel privato  

Salta l’armonizzazione tra i settori, indicata nella riforma del pubblico impiego. Il ministero avrebbe motivato la scelta spiegando che dalla parificazione deriverebbe una riduzione delle finestre orarie per gli statali e dunque «una minore incisività della disciplina dei controlli». Nel dettaglio, il decreto individua le fasce di reperibilità tra le 9 e le 13 e tra le 15 e le 18 di ciascun giorno, mantenendo così gli orari attualmente previsti per la P.a e lasciando immutata la differenziazione tra il pubblico e il privato, dove le finestre sono più brevi, ricomprese tra le ore 10 e le 12 e tra le ore 17 e le 19. 

L’Inps chiedeva 7 ore per tutti  

D’altra parte erano due le strade percorribili: allargare gli spazi per i lavoratori del privato, come più volte proposto dal presidente dell’Inps Tito Boeri, che si era espresso per portare tutti a sette ore; oppure accorciare la reperibilità per gli statali, opzione però giudicata non percorribile dalla Funzione pubblica. Palazzo Vidoni, già in occasione del parere del Consiglio di stato sul provvedimento, aveva osservato come «l’armonizzazione alla disciplina prevista per i lavoratori privati avrebbe comportato (per i dipendenti pubblici) una riduzione delle fasce orarie da sette ore giornaliere a sole quattro e, quindi, una minore incisività della disciplina dei controlli».

 

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